Pallavolo Aghinolfi Montignoso |
![]() |
![]() |
Esperienza conclusa
Come annunciato al mio esordio, a me interessava portare avanti un progetto. Il primo anno poteva, e doveva, data la mia inesperienza, essere un anno di studio. Ma alla fine del primo anno il progetto doveva partire.
E ne avevo in mente uno che poteva portare a sbaragliare il campo nel giro di 5-6 anni. Il primo passo prevedeva la fusione con la Pallavolo Apuania Carrarese, società da me ben conosciuta, con alcune idee di base condivise e, soprattutto, una società competitiva, ma con un grande bisogno di diventare una società "seria". Purtroppo la dirigenza di tale società ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di crescere, a costo di scomparire. Pazienza.
Il piano B prevedeva di andare avanti da soli, ma a condizione che ci fossero le basi per crescere. Basi che presupponevano un supporto serio e corretto da parte del Comune. Non come un anno fa quando, a fronte di tante promesse, le ore di palestra messe a disposizione sono risultate insufficienti ed il costo della palestra, che doveva essere nullo, è salito a ben 5 €/h facendo saltare l'intero bilancio preventivo. Per evitare nuove sorprese e per poter iniziare la programmazione al momento dovuto, è stato proposto al Comune un documento chiedendone la discussione entro il 30 Giugno. Naturalmente, a fronte di una promessa in proposito, al 30 Giugno non è giunta alcuna risposta.
Pertanto, non potendo sviluppare un progetto serio, pur soddisfatto dei risultati raggiunti nella stagione agonistica appena trascorsa e pur valutando positivamente le cose imparate, ho deciso di abbandonare la mia carica di Direttore Sportivo e di tornare a fare il semplice genitore.
Esordio come DS
La vigilia del campionato nazionale U14 è stata una giornata molto particolare. Alle 9:30 telefonavo al DS Apuania per comunicargli che Lisa aveva deciso di non partire per Imperia col resto della squadra e che dal giorno seguente avrebbe desiderato cambiare allenatore, cosa che le è stata poi consentita per un periodo assai limitato. Neanche due ore dopo ricevevo una telefonata che mai mi sarei aspettato: una nuova società di pallavolo era interessata ad affidarmi l'incarico di DS. A me? Che non avevo mai giocato a pallavolo (anzi il professore delle medie era riuscito a farmela odiare) e negli ultimi quattro anni avevo semplicemente fatto il genitore come tanti altri. La nuova società era l'Aghinolfi di Montignoso, non proprio dietro l'angolo. Un paio di giorni dopo ne incontravo l'allenatore al quale facevo subito presente la mia totale inesperienza, ma questo non sembrava essere un problema. Poiché sono uno che non si fa avanti, ma non si tira indietro, accettavo l'incarico dopo aver appurato quali avrebbero dovuto essere i miei compiti principali e dopo aver avuto garanzia che avremmo messo mano ad un serio progetto.
Dopo poco più di due mesi il quadro è già abbastanza chiaro e variegato. La prima cosa che ho fatto è stata quella di individuare i miei omologhi per mettermi in contatto con loro e discutere di accordi, trasferimenti ecc. Sorpresa: solo l'Apuania indicava nel proprio staff dirigenziale una persona con la qualifica di DS! Per tutte le altre avrei dovuto interfacciarmi col presidente o, addirittura, con l'allenatore. Di fatto, poi, anche nel caso dell'Apuania è stato più facile incontrare il presidente che non il DS. Tra i presidenti, poi, ci sono quelli che rispettano le atlete e ne facilitano lo svincolo quando non si trovano più bene in squadra e presidenti che, invece, non hanno il minimo rispetto delle atlete e ragionano solo in termini di bilancio. Tra gli allenatori, a parte il diverso grado di competenza e le differenti predisposizioni verso l'attacco o la difesa, ci sono quelli che pensano soprattutto al successo delle atlete ed altri che, invece, antepongono il proprio successo.
D'altra parte credo che sia così in ogni settore dello sport ed anche fuori dallo sport. Se penso al mondo universitario credo di non dovermi stupire di nulla.
Già mi vedevo costretto a dividermi tra due squadre, come DS e come genitore, quando Lisa è stata messa di fronte ad un aut aut (o meglio un "in aut out"): in Apuania con l'allenatore precedente o fuori. Non è facile uscire da una squadra vincente, ma è più importante andare in palestra divertendosi e così la sua scelta è stata per l'out senza rimpianti. Sarebbe stata titolare in U16 qualunque società avesse scelto, ma ha preferito seguire il babbo senza nessuna garanzia di avere una U16 in cui giocare (anche perché due sue ex compagne di classe, bloccate poi dal proprio presidente, avrebbero voluto trasferirsi proprio all'Aghinolfi). Questa scelta risolveva la diaspora DS-genitore, ma implicava l'onere del trasferimento alla palestra di Montignoso 3-4 volte alla settimana. Ma le vie della provvidenza sono infinite e Lisa sta andando in palestra sempre con Martina, anche lei ex-Apuania e regolarmente accompagnata in palestra dai genitori. Inoltre si è aggiunta anche Laura, mia nipote, che ha la patente.
Ovviamente, essendo una società nuova, dobbiamo costruire tutto da zero puntando sulle piccole atlete da istruire e far crescere. Ma abbiamo avuto un numero abbastanza sorprendente di richieste da atlete più grandi che vorrebbero trasferirsi da altre società, sensibilità dei presidenti permettendo. Giorni fa la mamma di un'atleta che è riuscita a trasferirsi mi ha detto che le società sono tutte uguali ed io le ho risposto che speriamo di averne creata una diversa!
Martedì 15 Maggio 2012, Franco Casagrande, Direttore Sportivo del Volley Pool Piave, ha scritto sul sito della società un articolo che mi è piaciuto moltissimo perché parla di progetto:
"LE NOSTRE VITTORIE, MAI NATE PER CASO".
Domenica 13 maggio un’altra gioia ha avvolto e ripagato il nostro lavoro. Sobria, composta, contenuta, come si conviene ad una società che ha fatto della professionalità e nello stile il suo modo d’essere, ma pur sempre gioia. La nostra Under 18 ha vinto la semifinale del campionato Regionale e si è guadagnata il pass per la fase Nazionale. E’ la 25a Finale Nazionale della nostra storia. Ed è la quarta volta consecutiva che portiamo tutte e tre le nostre squadre (quindi Under 14 , Under 16 e Under 18) a lottare per lo scudetto. Grandi numeri, che diventano quasi impressionanti se ci aggiungiamo i 36 titoli Regionali (due sono ancora in ballo) ed i 68 Provinciali “solo” con i campionati Fipav.
E’ inevitabile, dunque, un pizzico d’orgoglio da parte di tutti coloro che credono nel “progetto Volley Pool Piave”, dagli allenatori ai dirigenti, da chi si occupa del materiale tecnico alla preparazione di campi e palestre, da chi fa i trasporti a chi fa promozione, senza dimenticare il prezioso contributo dei genitori e degli sponsor.
Ho parlato non a caso di “progetto”, perché i risultati si possono raggiungere solo in questo modo. Possono nascere stagioni fortuite, possono arrivare titoli, anche molto importanti, quasi in modo imprevisto e imprevedibile. Ma i grandi numeri, la continuità dei risultati, la crescita del movimento, non può che passare attraverso un progetto. Coordinato, serio, mirato, ma anche paziente, impegnativo, faticoso. E con la reciproca fiducia tra tutti i componenti del progetto, che prima ho genericamente citato.
Allora mi vengono in mente quegli allenatori che, dopo avere raggiunto un risultato importante, pensavano di essere al centro del progetto e non parte dello stesso. Ed una volta usciti dalla porta del Volley Pool Piave non hanno raccolto che amarezze.
Ma anche a quelle giocatrici che hanno ceduto alle facili (o comode) sirene di chi pensava di saperla lunga sul fare pallavolo, lasciando (e criticando) la società che le aveva cresciute, rimanendo inevitabilmente “scottate” dall’esperienza ed a guardare le ex compagne di squadra gioire per i risultati ottenuti, perché frutto di lavoro, sacrificio e, appunto, progetto.
O a quelle prive di un minimo di riconoscenza per la grande opportunità data e, magari dopo qualche mese da titolari (cosa che può avvenire solo in una società come il Volley Pool Piave che dà questo tipo di opportunità, praticamente nulle altrove), lasciano sbattendo la porta (magari spinte da genitori altrettanto irriconoscenti), salvo poi mordersi le dita per risultati non arrivati come probabilmente si aspettavano.
A tutte queste persone rivolgo non la dedica delle nostre conquiste: queste ce le teniamo per noi, per tutti coloro che credono nel progetto. Ma un pensiero. Nulla arriva per caso, tutto è frutto di progettualità, sacrificio e competenza. Alle volte basta crederci un po’ di più, avere un pizzico di rispetto per chi lavora e progetta, pazientare e lavorare duro.
Ve lo dice uno come me che è allenatore di III grado dal 1979 e di pallavolo ne ha vista passare sotto il ponte.

